Dagli anni ’40 dello scorso secolo, attraverso i contributi seminali di Neumann & Morgenstern, Nash e Wittgenstein tra l’altro, la teoria dei giochi e’ emersa come uno strumento potentissimo e affascinante per l’analisi e la possibile soluzione di molteplici situazioni economiche, politiche, sociali, ecologiche. E questo accadeva proprio mentre la Guerra Fredda richiedeva un simile archivio di strategie ed esempi di condotta per scongiurare una guerra calda ancora piu’ distruttiva di quella mondiale appena conclusa.
Il Dilemma del Prigioniero cattura nella semplicita’ della sua astrazione una situazione comportamentale che si ritrova in molti contesti, dal disarmo alla politica estera, dall’organizzazione delle gerarchie burocratiche al libero commercio. In questo gioco, due prigionieri vengono catturati ed il risultato del loro interrogatorio puo’ portare a diverse ricompense. Se un prigioniero collabora mentre l’altro trasgredisce, il trasgressore prende la massima ricompensa mentre il collaboratore la minima; se entrambi collaborano, prendono una ricompensa intermedia; infine se entrambi trasgrediscono, ricevono una ricompensa inferiore a quella che avrebbero se avessere collaborato. Se la partita e’ giocata una volta sola, un semplice ragionamento porta a concludere che la migliore strategia e’ trasgredire. Ma se il gioco e’ ripetuto un numero indefinito di volte, allora trasgredire non e’ sempre conveniente. E da qui nasce la cooperazione.
Il libro di Axelrod si impernia attorno ad un torneo di Dilemma del Prigioniero cui furono presentate diverse strategie da diversi partecipanti appartenenti a varie discipline scientifiche. Il primo round fu vinto dalla strategia piu’ semplice: TIT FOR TAT, ovvero la legge del taglione: il giocatore collabora all’inizio, e poi compie la mossa che l’avversario ha compiuto nel turno precedente. E il secondo round del torneo, con molti piu’ partecipanti del primo, e tutti al corrente del risultato e dell’analisi del primo round, fu ancora vinta da TIT FOR TAT.
Da qui Axelrod deriva una quantita’ di osservazioni, teoremi e suggerimenti per sviluppare la cooperazione in diversi ambiti. Per i giocatori, consiglia di non essere invidiodi, non essere mai i primi a trasgredire, usare un comportamento reciproco e non essere troppo cervellotici. Per i promotori della cooperazione, egli suggerisce di rendere le interazioni tra partecipanti durature e frequenti (per far pesare l'”ombra del futuro” sul presente), sviluppare le capacita’ di riconoscimento della strategia degli avversari, interessarsi agli altri, e forzare comportamenti cooperativi attraverso ricompense e punizioni.
Il testo e’ semplice, molto scorrevole, molto chiaro e interessante. E’ sorprendente in effetti pensare che un grande insieme di insegnamenti pratici (e confermati anche da molti esempi pratici, come la tattica vivi-e-lascia-vivere sviluppatasi lungo le trincee nemiche durante la Prima Guerra Mondiale) sulla condotta in situazioni di paradosso possano scaturire da un torneo per computer. L’autore commenta ogni minimo aspetto delle strategie piu’ interessanti , i motivi del loro successo (sintetizzabili in: essere buoni, perdonare, essere provocabili, essere chiari) o dell’insuccesso (troppa competitivita’, pessimismo). Sono spesso osservazioni quasi triviali, eppure profonde e ramificate. Si scopre in sostanza che nelle situazioni descritte del Dilemma del Prigioniero ripetuto, essere in grado di sviluppare ed indurre la cooperazione paga.
Un testo fondamentale, che mostra come in un mondo di egoismo una condotta altruistica puo’ essere la soluzione piu’ auspicabile per tutti, anche senza la presenza di un Leviatano coordinatore.