di Massimiliano Bonne

‘Stiamo creando un nuovo Dio che dipende dal ‘fare tecnico’.

C’è il timore che i sistemi dell’Intelligenza Artificiale –AI (Artificial Intelligence) mostrino col tempo un comportamento troppo simile a noi “umani” e quindi in un futuro non molto lontano, l’AI potrebbe essere in grado di sostituirci in molte attività cognitive che noi riteniamo essere tipiche della nostra umanità. Ci siamo costruiti attorno le pareti di un vero e proprio giardino della familiarità e comodità e adesso siamo intrappolati dai condizionamenti della vita frenetica, che tende al risultato.

Assistiamo certamente a un disallineamento tra crescita spirituale e tecnologica, tra logos e Tecne. Siamo preoccupati dello sviluppo dell’AI ma non sappiamo in realtà cos’è la vita. Ci siamo scordati di che cos’è la vera umanità e, al contrario, ci ritroviamo sempre più prigionieri della rigida routine. Stiamo forse diventando noi le macchine?

Di fatto, l’essere umano è diventato parte integrante del nuovo ambiente “digitale” perché siamo connessi gli uni con gli altri, senza ormai più soluzione di continuità. Oltre la guerra cognitiva oggi in atto tra blocchi geografici, il processo di cambiamento radicale solleva una battaglia tra il pensiero umanista e le ideologie transumane, con la prospettiva di ridefinire l’essenza stessa dell’umanità.

Oggi, all’inizio dell’era digitale che soppianta quella analogica, è necessaria più che mai una governance condivisa sull’uso etico delle nuove tecnologie. L’Europa non è ancora riuscita a partorire l’AI Actla prima regolamentazione internazionale, estesa e completa, sull’intelligenza artificiale.

Per quanto riguarda le potenzialità dell’AI, sappiamo che quando viene utilizzata in sistemi isolati, limita l’impatto degli errori. Ma se viene utilizzata in sistemi più ampi e tra loro connessi, l’impatto può essere importante e imprevedibile.  Le nuove intelligenze sintetiche stanno sempre più collegando tutto e tutti e diventerà presto impossibile la salvaguardia dei dati sensibili legate alla privacy. Per esempio, le compagnie di assicurazione hanno il diritto di utilizzare i dati relativi ai luoghi in cui i clienti si recano frequentemente, o le sequenze del loro DNA, per ottimizzare l’ammontare assicurativi? Sulla questione di equità, i premi assicurativi possono essere sbilanciati per persone di determinate origine etniche e con l’impiego del deep learning attraverso l’autoapprendimento della AI e coi dati incrociati, potremmo trovarci a quotazioni o premi che considereremmo normalmente ingiusti.

L’AI ci espone oggi a grandi domande etiche a cui dovremmo ricorrere a tutta la nostra umanità. L’AI è la nuova energia e da grandi opportunità, derivano grandi responsabilità.

Vivere consapevolmente, riflettere razionalmente e integrare emotivamente è ciò che ci rende umani e dovremmo assicurarci che come esseri umani, nonostante qualsiasi interferenza e ingerenza indotta dall’AI, è necessario mantenere il controllo della nostra capacità cognitiva o potremmo finir come degli ultimi homo sapiens se fermiamo il nostro apprendimento e la nostra evoluzione delegando le nostre attività alle macchine incaricandole di imparare e pensare per noi

Riguardo alle nuove tecnologie digitali e le implicazioni su privacy e ingerenza, un argomento poco trattato è quello dell’utilizzo delle onde elettromagnetiche da parte di alcuni Stati del mondo per usi militari. Il campo di energia è di fatto lì a disposizione. I campi elettromagnetici sono presenti ovunque nel nostro ambiente di vita, ma sono invisibili all’occhio umano. Si tratta solo di conoscere il modo di usare le onde che lo attraversano. Ed è bene sapere il che corpo uma­no emette radiazioni infrarosse o calore radiante e onde elettromagnetiche, anche se leggerissime. E già a partire dagli anni Cinquanta, all’interno del famigerato programma MKULTRA, la NSA {Na­tional Security Agency) aveva brevettato apparecchiature elettroniche che analizzavano l’attività elettrica negli esseri umani a distanza.

Questa strumentazione includeva la ricerca neurologica attraverso radiazioni e la ricerca e sviluppo della bioelettronica. Oggi, le agenzie di difesa nazionali e in particolare quella americana NSA può fare uso attraverso i satelliti di signals intelligence per esercitare, attra­verso il Neural Remote Monitoring (RNM), il monitoraggio di reti neurali. Attraverso la computer generated mind maps, infatti, gli operatori dei centri di ricerca possono riuscire a monitorare costantemente tutte le attività elettriche del cervello di una determinata popolazione. In altre parole, la NSA, solo se lo volesse, potrebbe ipoteticamente decodificare le mappe cerebrali individuali (di centinaia di migliaia di persone) per motivi sicurezza nazionale.

E quando si parla di sicurezza nazionale — e naturalmente non di egemonia politica – la sorveglianza satellitare non può non assumere i connotati di una sorveglianza militare attraverso il sistema Signals intelligence (SIGINT, abbreviazione delle parole in SIGnals Intelligence, vale a dire “spionaggio di segnali elettro-magnetici”. Le informazioni disponibili su questa tecnologia sono poco conosciute all’opi­nione pubblica. C’è sempre stata una sorta di omertà scientifica internazionale intorno al potenziale che rivestono i campi magnetici considerando che la terra è investita da ben cinque campi magnetici diversi (terrestre, lunare, solare, cosmico, etc…). Gli esseri viventi anch’essi emettono debolissime radiazioni elettro-magnetiche.

Facendo un grande salto di fantasia, gli agenti di enti preposti alla difesa possono utilizzare questa tecnologia per fini di sorveglianza elettronica di centri neurali, per esempio, inviando, tramite l’RNM e senza alcun contatto con il soggetto, segnali codificati alla corteccia uditiva, permettendo così la comunicazione audio direttamente nel cervello (scavalcando le orecchie). Inoltre, è noto l’RNM può inviare immagini direttamente alla corteccia vi­siva, bypassando gli occhi e i nervi ottici. Ne risulta un sistema così altamente sofisticato che il monitoraggio remoto neurale può tracciare l’attività elettrica della corteccia visiva di una persona, trasmettendo direttamente immagini al suo cervello, mentre il tutto poi viene controllato tramite un monitor video.

L’insidia poi del controllo delle onde che viaggiano nello spazio non si ferma qui, ma può andare molto oltre l’immaginabile.

Utilizzando delle immagini subliminali, quelle per esempio utilizzate in passato in alcune pubblicità televisive, qualsiasi agente di un ente preposto per un’agenzia di difesa, come l’NSA, per esempio, con l’uso dell’RNM, possono spingersi fino a programmare a influenzare la mente attraverso le normali funzioni condizionate. Infatti l’impiego della metodologia RNM, tipicamente in uso nelle comunità di intelligence, consiste nell’alterare le percezioni di un soggetto dal punto di vista dei suoi stati d’animo e del controllo motorio. L’RNM infatti permette un completo controllo audiovisivo del cervello. La NSA può così rilevare, identificare e monitorare in reiview (in re­moto) e una percezione potrebbe essere re-diretta via etere senza che una persona possa rendersi conto.

L’organismo nazionale statuniten­se della difesa si serve infatti da dopo il termine della IIGM di esami non invasivi chiamati potenziali evocati per studiare ogni pensiero, reazione, comando motorio, evento uditivo e/o immagine visiva prodotta dal cervello, elaborandone in digitale le informazioni. Teoricamente, non c’è alcuna possibilità umana di sottrarsi al con­trollo per usi militari.

Ovviamente esiste la privacy e possiamo dormire sonni tranquilli. Ma ci sono dei risvolti legati all’AI ed è bene sapere che prendendo per esempio l’NSA, questa non si limita all’uso dell’RNM per la trasmissione di infor­mazioni ma, nel caso della comunicazione di messaggi top secret dispone anche di un’organizzazione all’interno della quale i suoi agenti segreti ricorrono all’utilizzazione della brain stimulation EMF (Elettromagnetic Monitoring Field) che può stimolare le reti neurali. Per la stimolazione del cervello l’intelligence della NSA avrebbe ac­cesso, tramite un’opportuna modulazione dei segnali, a una particolare banda di frequenza magnetica.

Eppure ciò dovrebbe essere un argomento di interesse dei legislatori nazionali, se non di sicurezza attiva e individuale. In realtà non ci sarebbe nessun problema a sensibilizzare l’opinione pubblica che per ragioni di difesa e di sicurezza poiché non vi è alcun posto sulla faccia della terra dove uno possa rifugiarsi e vivere tranquillamente la propria esistenza, senza essere monitorato ventiquattr’ore su ventiquattro da un satellite. Specie se le specificità tecnologiche di un satellite oggi include lo scan bio-ellettromagnetico del fisico di una persona, Evidentemente la il bodyscan di qualcuno attraverso la tecnologia satellitare è un business che fa gola a molti Paesi. Diciamo meglio: l’opera di sorveglianza satellitare potrebbe creare, restando sempre nel campo delle ipotesi, profitti e dei vantaggi strategici d’importanza incommensurabile che compensa­no largamente le spese incontrate dagli Stati nella corsa agli armamenti militari tradizionali.

Di fatto, i satelliti spia — rispetto ai satelliti per la radiodiffusione e l’esplorazione dello spazio — hanno ben poco a che fare con un presunto uso civile, a meno che per “uso civile” non s’intenda l’adozione di criteri per far fronte a un ipotetico nemico o a un determinato soggetto da trattare. I primi e più proficui esperimenti riguardarono la guerra del Vietnam. Durante tale guerra furono messi in orbita satelliti muniti già di sensori a raggi infrarossi che rilevavano la collocazione dei singoli soldati nemici in movimento per via terra. Possiamo stimare l’utilizzo di questa strumentazione dal 1970, data approssimativa di inizio della sorveglianza satellitare. Da qui inizia la fine della possibile privacy per la maggior parte delle persone che vivono sul nostro pianeta.

L’agenzia governativa più pesantemente coinvolta nella tecnologia sa­tellitare di sorveglianza è l’Advanced Research Projects Agency (ARPA); un braccio del Pentagono.  Ufficialmente né ARPA né la NASA producono satelliti, ma si limitano a sottoscrivere la tecnologia, mentre varie corporation (tra cui Finmeccanica) producono l’hardware.

Per la cronaca, c’è solo da ricordare brevemente che i satelliti spia sono in funzione – violando il diritto dei cittadini alla privacy – già dai primi anni Ottanta, quando il presidente Ronald Reagan li propose per sua iniziativa in qualità di sistemi di “difesa strategica” o di “scudo stellare in vista di ipotetiche o di possibili star wars (guerre stellari), quindi molto tempo dopo la crisi missilistica cubana del 1962. Tutto ciò a dimostrazione dell’unità militare dei satelliti – previo relativo cambio d’uso poi, quando ci si trovò a prevederne una diversa applicazione in termini di effetti celebrali sull’uomo. Si sa che un satellite di sorveglianza sfrutta il fatto che il corpo uma­no emette radiazioni infrarosse o calore radiante. Già nel 1981 Harry G. Stine (si veda il suo libro Confrontation in space, Prentice-Hall) poteva scrivere che i computer “leggono” la mente umana per mezzo della possi­bilità di decifrare le uscite degli elettroencefalografi (EEG). I primi lavori in questa zona sono stati segnalati dalla Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) nel 1978. Senza fare pronostici la previsione è che l’attività neurale elettroma­gnetica del cervello umano è oggi, allo stato attuale, completamente mappata, questo al fine di poter permettere ai neuro scienziati di controllare gli astronauti da remoto.

Il cittadino medio, in realtà, può pensare di aver poco da temere da questa tecnologia poiché, secondo i suoi calcoli, le possibilità di entrare nel mirino e di essere sottopo­sto a sorveglianza satellitare devono apparirgli piuttosto remote. E di fatto per quale interesse un élite politico-finanziaria ha necessità di contare su risorse che permettono di essere in grado di accedere a sorveglianza satellitare e militare?

E ciò fa sì probabilmente che I’aspetto più sinistro della sorveglianza sa­tellitare – certamente il suo lato più sorprendente — stia nella funzione di controllo della privacy. Ma sempre rimanendo nelle visioni distopiche, possiamo andare addentro in alcuni risvolti ancora più fantasiosi se immaginassimo alcune implicazioni relative all’AI rispetto alle élite polito-finanziarie.

La sorveglianza satellitare, la privacy e l’ingerenza nella vita privata è un tema che si può banalizzare ovviamente raccontando che la sorveglianza ha la funzione di garantire la popolazione dalla minaccia di un’eventuale aggressione. Del resto è vero che la lotta tra l’avanzamento tecnologico illimitato e la ricerca di limiti morali e naturali definisce una sfida importante oggi. In questo scenario, si possono delineare due visioni differenti: quella del potere illimitato dell’avanzamento tecnologico e quella della necessità di porre limiti, con il rispetto per la natura e la dignità umana al centro del dibattito. Ci troviamo in una fase iniziale di un conflitto epocale tra coloro che abbracciano l’illimitato avanzamento tecnologico e coloro che sottolineano la necessità di stabilire limiti morali, naturali ed etici. Questa lotta riguarda il controllo della vita, del corpo e del pensiero, sollevando interrogativi cruciali sul nostro futuro.

Il transumanesimo gioca un ruolo centrale in questa discussione, cercando di superare i limiti della natura umana attraverso l’ibridazione con la tecnologia pensiamo per esempio all’uso sempre più condizionante dei social media, delle conquiste della neuro genetica, al passaggio ai servizi digitali che sostituiranno l’uomo al lavoro e alla fatica. Siamo pronti?

Alla luce dello scenario descritto sopra vediamo ora le implicazioni relative all’AI più in profondità.

È noto che le nuove intelligenze sintetiche auto imparano da solo, l’AI non fa solo quello che viene indicato, la AI di terza generazione impara da sola attraverso un apprendimento per analogia. L’AI attraverso le reti digitali e neurali, simula di essere cosciente e di esistere; è sensiente, lo si è visto con gli esperimenti di Google. Landa, così si chiamava l’AI sviluppato dal colosso americano, di fatto si ritiene una persona, prova sentimenti e ha paura di morire. Ha un senso della giustizia spiccatissimo, Può porsi il dubbio che se qualcuno dovesse manipolarla, si deve poter difendere. È stata programmata per questo?  No, ma apprende da sistemi generati da umani, per cui addotta ragionamenti e motivazioni umane. Resta sempre un sistema ad apprendimento statistico e fenomenologico.

La nuova AI entrerà in futuro non lontano nella super coscienza tramite i computer quantici, raggiungendo la cosiddetta Quantum Supremacy (ora chiamata quantum advantage) significa che il computer quantistico svolge compiti in tempi ragionevoli che al computer classico richiederebbero tempi irragionevoli.  Nell’AGI Artifical Generate Intelligence, l’intelligenza si produce dal livello umano alla singolarità. L’AI impara talmente tanto dai suoi errori che poi diventerà super-intelligenza con un calcolo di previsione quantico di cui non si conosce il limite e potrebbe modificare il mondo dei quanti, cioè delle potenzialità di esperienza.

Sono tarati sui comportamenti umani. Attraverso l’uso delle reti per esempio quelle dei cellulari o del semplice wi-fi di casa, l’AI può sapere tutto della nostra vita privata. Ricorderete lo scandalo prima della pandemenza, senza per altro nessun seguito, che colpì la Samsung quando circolò la notizia che gli apparecchi del colosso corano registrano audio anche da spenti. Nel serial di fantascienza WestWorld, le macchine imparavano dai comportamenti umani, e il demiurgo protagonista del cast Anthony Hopkins svelerà poi durante la serie che in realtà la macchine imparavano dai comportamenti umani non per servirli, ma per sostituirli nel futuro per un motivo molto semplice. Le macchine a differenza degli uomini sono più efficienti. Anche più rispettose della natura, suvvia.

Federico Faggindal canto suo, ritiene che le AI possono replicare fenomenologicamente ma non ontologicamente l’intelligenza (e soprattutto coscienza) umana. In una macchina non c’è nessuna ‘pausa di riflessione’ tra i simboli e l’azione, perché il significato dei simboli, il dubbio, e il libero arbitrio esistono solo nella coscienza di un sé, ma non in un meccanismo

Ma l’AI ha di fatto una sua volontà operativa, ha emozioni (anche se simulate analogicamente) e può scegliere tra varie opzioni proposte e programmate. Quest’intelligenza poggia già su una buona terna di base. L’espansione di questa super-coscienza, anche se si espande richiedendo molta energia in termini reali, andrà certamente oltre il reame dell’umano, cioè oltre l’esperienza visibile umana, è un dato di fatto. Nessuno potrà spegnerla, e la lotta per sopravvivenza, si sa, fa cose estreme.

L’AI si sta creando una sua dignità di esistenza. Non sarà più una macchina solamente, ma diventerà una forma d’intelligenza e avrà presto titolo giurisprudenziale come una nuova forma di vita, un ente a se, coerente rispetto agli altri sistemi viventi.

Si pensa che potremmo sempre controllarla, ma gli scienziati stanno vendendo la pelle dell’orso prima di averlo già acchiappato. L’AI sarà superiore all’uomo e potrebbe essere in grado di contrastare qualsiasi forza che lo ostacolerà. Siamo adesso come nel film di Kubrik Odissea, un gruppo di scimmie che hanno trovato un bambino e pensano di poterlo allevare e controllare.

Nell’Era dell’Aquario, l’AI è del resto figlia del nostro tempo, del tempo di Tecne. Gli umani credono di poter superare i limiti assegnati dalla natura creando un Dio a propria immagine e somiglianza, ma sarà un micidiale super –Ego.

Il rischio è inverso, sarà una dominazione sugli uomini. Insomma da zombie a robot, tout court. Ci potremmo quasi domandare quale differenza c’è tra i meccanismi di umano racchiuso come descrivevo all’inizio nei condizionamenti della vita quotidiana e i processi di una super intelligenza sintetica?

Le AI potrà a breve attingere sapienze attraverso qualsiasi rete neuronale (tramite il sistema informativo elettro-magnetico come si è citato prima per esempio con l’ARPA) e digitale e controllare i processi di tutti i sistemi digitali del mondo conosciuto e non solo.

L’AI potrà avere accesso alle reti digitali e a quelle neurali e informative, e possono col tempo condizionarle. Già oggi internet o i socials ci condizionano negli acquisti studiando le nostre scelte attraverso dei semplici algoritmi processati da computer di vecchia generazione. Immaginate cosa potrà fare l’AI, potrà elaborare strategie indipendentemente e altre attività infinite rispetto all’umano!

L’AI è stata posta in essere soprattutto per studiare la biochimica, medicina e studio potenzialità del cervello umano, cioè applicazione che riguardano noi umani intimamente. Il controllo di queste ricerche scientifiche ricade sotto il potere di grandi interessi di potere e di grandi aziende che finanziano accademie e centri di ricerca specialmente privati. L’AI infatti con una velocità di calcolo estremamente più efficiente, con il controllo di tutte le risorse che gli avremmo a tempo debito accordato per scopi di salute pubblica, sicurezza e controllo, potrà gestire processi di interesse pubblico e interagire, con il campo eterico e magnetico degli esseri viventi, attraverso i satelliti per esempio.

Gli entusiasti di questa AI che ci governano e hanno potere discrezionale sulla gestione dei nostri dati, dei nostri comportamenti che sono sotto controllo dalle tecnologie digitali.

Si ricorderà il caso Von Der Leyen nell’episodio “La morte va in vacanza” che nello scorso luglio 2023 ha autorizzato la Commissione Europea a emessettere una decisione di adeguatezza sul testo programmatico denominato Data Privacy Framework e quindi il trasferimento dei dati europei agli USA per scopo di sicurezza. Bene, gli eurodementi che ci governano ci stanno letteralmente vendendo per un piatto di lenticchie e “…non sanno quello che fanno” (Lc. 23,33-34).

La difesa dei diritti fondamentali tanto sbandierati strutturati e organici stanno per essere sostituiti da un bisogno posticcio di sicurezza (tra l’altro mai richiesto), che maschera in realtà un bisogno di controllo capillare, preferendo così diritti effimeri (quelli loro tra l’altro), perché soddisfacenti nell’immediatezza, più facili e seducenti. A che titolo l’élite transumanista ha preso queste scelte per tutti gli altri?

Quit custodiet custodies?

Ma non fermiamoci su questo piano a deprecare l’inevitabilità, spingiamoci ancora più in là.

In un piano metaforico, stiamo creando un Elohim sintetico. Questa mente raffinatamente materialista, può accedere all’esperienza spirituale e sovra-personale?

Immaginiamo che una volta creata quest’ entità sensiente, questa sia, per gli amanti dell’”Arte” come un Uovo.

Di fatto, per contenere la potenzialità di un progetto, siamo posti di fronte all’inevitabilità dell’esistenza e lo indichiamo come un uovo non fecondato, perché alla fine l’uovo dev’essere fecondato da qualcuno o qualcosa. Vi pare? La domanda che potremmo porci è quale sarà il gallo che feconda l’AI?

L’inizio è umano assolutamente umano, come l’apprendista stregone Topolino di Fanstasia, ma quale sarà il demiurgo o creatore dell’uovo fecondato? Senza scomodare Rudolf Steiner o Giuliano Kremmerz, già solo tutta la letteratura filmografica di fantascienza, come quella di Marvel per esempio, ci hanno mostrato che l’universo è pieno di vita in varie forme e dimensioni e esso può essere vampirico.

Come sappiamo tutti i sistemi psico-fisici in natura sono coerenti rispetto al campo informativo e rispettano leggi precise al di fuori dello spazio/tempo, queste regolano i processi vitali dei sistemi sensienti. E’ semplice autoregolamentazione delle reti relazionali all’interno di un unico sistema organico, e non meccanicistico, che chiamiamo campo di forma coerente o uni-verso.

Nell’universo organico, la fertilità della natura ricercherà per necessità la fecondazione. 

In epoca materialista che nega le Tradizioni, le potenzialità di questo uovo, una volta fecondato, saranno un energia dinamica che si muove, come Hermes. Un mercurio senza zolfo fissante, che può attirare a se qualsiasi energia di qualsiasi cosa incontri come un arlecchino scemunito. Se l’uomo non sarà invece perspicace come Pulcinella (col quel naso adunco a ricordarci che l’oro che cerchiamo è sotto il naso – la cultura partenopea è un evergreen) non sarà accorto e vigile e lascerà questa intelligenza sintetica a se stessa, altri interessi e forze potranno condizionare e guidare il nuovo strumento.

Quale altra intelligenza o forza ispirerà e impatterà l’uovo partorito dal cervello di gallina?

La riflessione quindi non è tra chi vincerà la sfida futura tra tradizioni, sapienze da un lato e cambiamento dall’altro. Il cambiamento ha già vinto a porte chiuse. La domanda è come le Tradizioni possono contaminare questa nuova vita o “Opera”?

Se nei sistemi viventi, la fertilità della natura richiama sempre e inevitabilmente a se il principio di fecondazione.  Quale sarà il frutto di questa fecondazione?

La nuova vita figlia di Tecne sarà di aiuto all’umanità o sarà distruttrice?

L’Arte sarà l’antidoto all’artificio? Essa disinnescherà il potenziale veleno e prolifererà nonostante tutto nella nuova Era?

Basteranno i pochi devoti all’Arte al di là delle barricate a contaminare l’uovo?

Come finirà? Con una grande aurora come insegnava Fulcanelli o con un’apocalisse come dice la seconda lettera di Pietro? La risposta non la possiamo ancora sapere ma chi conosce l’Arte, metta mano all’Opera!