I fatti di Parigi sono deprecabili punto.

La situazione è certamente allarmante, molto allarmante.

Ma per che cosa dobbiamo lanciare l’allarme veramente? Il problema dei valori europei e dell’identità rischia di nasconderne altri, più autentici, come i rapporti geopolitici e le ipocrisie dell’Occidente e del mondo arabo.

Forse ci dobbiamo preoccupare perché non siamo stati a sentire l’allarme vero e fondato di ormai moltissimi anni fa, quando studiosi di rango ci avvisavano che nei paesi musulmani il “faro Occidente” si era già perso nella nebbia, che non guidava più nessuno?

E non siamo stati a sentirlo perché non potevamo farci nulla, perché, per dirla con Immanuel Wallerstein, il sistema capitalistico occidentale poteva accomodare gli interessi di alcuni milioni di operai occidentali ma non di centinaia e centinaia di milioni di abitanti di nazioni che uscivano dal colonialismo e cercavano il proprio posto nel mondo. E figuriamoci se è possibile farlo oggi che il sistema occidentale non riesce più ad accomodare nemmeno gli interessi dei propri operai e, anzi, tenta di scannarli assieme alla classe media.

Viviamo in una crisi sistemica che significa crisi di un ordine mondiale. Alcuni, molto immaginifici, pensano invece che i nostri guai siano dovuti a un nucleo ristretto e coeso di potenti (framassoni, giudei, rettiliani, illuminati o altro) che stanno tramando un superordine mondiale già scritto nei suoi destini. Il famoso “complotto mondialista”.

Ma la realtà è ben diversa. La crisi sistemica crea il caos sistemico. Punto e basta. E nel caos sistemico i potenti, a seconda di come sono posizionati, possono fare solo due cose: cercare di sfruttare il caos e/o cercare di resistere al caos.

In realtà spesso le due opzioni si complementano, perché è difficile resistere al caos sistemico se non si cerca di sfruttarlo. In quale altro modo si riesce a spiegare, ad esempio, un sistema finanziario che più è sull’orlo del baratro più verso l’orlo si spinge sapendo perfettamente di farlo, moltiplicando ad ogni passo l’essenza di merda (e non già la famosa “essenza di valore”) dei propri titoli di “ricchezza”?

Di fronte a un’Europa in sfacelo, con disoccupazione giovanile a due cifre, come meravigliarsi se alcuni invece di sfogarsi andando a far casino in curva Sud, lo vanno a fare in Medioriente dove saranno sfruttati da ben addestrati “organizzatori del caos” (che sembra un ossimoro, ma non lo è per nulla)?

E perché lo stesso non dovrebbe succedere in Europa occidentale?

Poche cose rivelano la pochezza e il declino in cui è caduto l’Occidente quanto le messe cantate in ossequio ai “propri valori”, come sta accadendo in queste ore dopo la strage nella redazione di Charlie Hebdo. Prima di tutto perché esprimono un razzismo culturale di pancia che può finalmente sfogarsi in una civilissima protesta per la libertà d’espressione e di satira, dire “noi siamo diversi” senza remore e poi perché esprime la completa sudditanza alla narrazione che l’Occidente, (o meglio le sue classi dominanti) fa di se stesso, del caos che sta portando nel mondo volendo imporre a tutti il proprio dominio.

Da chi sono state pagate in origine le armi dei fanatici assassini di Parigi? Chi ha voluto a tutti i costi uccidere Gheddafi, invadere per due volte l’Irak, rendere la Siria una polveriera, sistemarsi in via permanente in Afganistan, riprendere il controllo coloniale di molti Paesi africani? Probabilmente i due milioni di morti a fare un calcolo prudenziale – donne e bambini compresi – che sono costate queste operazioni, non valgono un vignettista ai nostri occhi perché in questo caso è colpito il valore fondamentale della libertà di espressione. Chi lo dice con irosa commozione nei nostri talk show, dirette, articolesse e quant’altro, si appresta probabilmente ad appoggiare e votare una legge sulla stampa che uccide l’informazione libera e lascia solo ai gruppi di informazione dei tycoon capitalisti una possibilità effettiva di parola. Il patriot act sull’altra sponda dell’Atlantico ha reso tutti controllabili, spiabili, condizionabili, sottoposti a censura preventiva, nell’indifferenza totale di una maggioranza silenziosa che rivendica la verginità dei propri valori solo quando vengono attaccati dall’esterno. Così che la libertà d’espressione quando non viene resa inoffensiva e marginale dai meccanismi di mercato, viene legalmente imbrigliata con anacronistiche leggi sulla diffamazione o sul diritto all’oblio.

Se parliamo di valori dobbiamo necessariamente parlare di valori traditi. E non possiamo dimenticare che la stessa testata Charlie Hebdo nacque come un escamotage per superare la diffida alla pubblicazione di un precedente giornale satirico che aveva osato sfottere il mito di De Gaulle. Lo stesso vale per l’altro valore tirato in campo la laicità: qualcuno per caso sfotte Gesù Cristo che per il cristianesimo è l’equivalente del profeta? No, perché si va in galera o si rischia di pagare salatissime multe a maggior gloria del signore o ci si fa il vuoto intorno. “Noi siamo diversi” ma intanto negli Usa i fanatici anti abortisti hanno ucciso tre medici, compiuto altri 17 tentativi di omicidio, mandato oltre 400 minacce di morte, compiuto 3 rapimenti, “realizzato” 160 aggressioni e attentati con bombe.

Saremo diversi solo quando ci renderemo conto che la nostra è una diversità irrealizzata, è un dover essere del quale non riconosciamo più le tracce. Quando constateremo che anche i fatti più orribili e insensati, ma tutt’altro che incongruenti con la situazione globale, sono immediatamente messi al servizio della visione neocon di cui la Francia, così come altri Paesi, è divenuta da tempo un laboratorio sperimentale e nel quale suprematismo occidentale, identitarismo, ricerca di un nemico per avvalorare istericamente l’esistenza di una diversità minacciosa, formano un cocktail per nascondere che agli occhi del capitalismo finanziario il vero nemico sono la democrazia e l’uguaglianza. Che la vera guerra è civile.

Vedremo cosa si dirà dei fanatici assassini che secondo le informazioni in possesso dei servizi francesi, ingenuamente pubblicate a botta calda, sono franco algerini che fino a pochi mesi fa erano notoriamente tra le fila dei “combattenti per la libertà” e ora necessariamente devono diventare “terroristi islamici” associati non si sa bene se ad Al Quaeda o all’Isis. Una soluzione si troverà: del resto queste distinzioni esistono solo nella narrazione occidentale, nelle relative guerre che l’Europa si fa imporre da Washington e di cui Charlie Hebdo, finita da un bel pezzo la stagione d’oro, non è che la versione futile, più che satirica. Così come certamente si troverà una spiegazione al fatto che mine vaganti, già sospettate di far parte della rete che produsse l’attentato di Tolosa, vadano e vengano liberamente dalla Siria, senza nessun controllo. E che per giunta il loro modus operandi non sembri affatto quello dei jahidisti.

Ma in realtà non di una guerra di Islam diversi, più o meno con­ser­va­tori, si tratta; ma di una guerra di con­trollo geo­po­li­tico della regione fra l’Iran e il Golfo arabo, in prima fila Ara­bia Sau­dita e Qatar.

E di sicuro ora Washington che esporta democrazia qua e là, talora anche alle porte di casa nostra, offrirà “protezione” a un’Europa che inizia a non voler più credere nella “minaccia russa”. D’altronde, diciamolo pure, la strage giunge come il cacio sui maccheroni per distogliere l’attenzione dalla Russia e sostituirla con un altro nemico meno ostico e più plasmabile, visto che le sanzioni rischiano di danneggiare seriamente i Paesi europei e introdurre una frattura nell’ordine mondiale.

I potenti che sfilano nelle strade di Parigi da soli (come in un set cinematografico perché per ragioni di sicurezza dietro di loro non c’era nessuno), si muovono sempre sopra le vittime innocenti, perché le vittime innocenti sono il complemento alla loro potenza. Hanno creato un mondo dove un giornale satirico è un bersaglio migliore di un vulture fund. È una guerra tra poveri (cristiani) e ancora più poveri e disperati (musulmani). In definitiva, le religioni, i Paesi, i partiti servono per creare ulteriore divisione e paura. Di un nemico esterno c’è sempre assolutamente bisogno per occultare la guerra interna che i ricchi stanno portando ai poveri. E questa purtroppo non è satira.