Oggi ci si interroga sulla funzionalità degli strumenti partecipativi nelle democrazie.

Forse è un falso problema. Ci si dovrebbe interrogare meglio come nasce la capacità di scelta dei cittadini, su quale base di consapevolezza poggia e quindi come si esprime la partecipazione nel processo di vita democratica.

L’esercizio della libertà si esprime attraverso una scelta. E dietro di essa c’è sempre una presa di responsabilità e condivisione. Altrimenti si cade nel libertinaggio.

Ed ecco giungere il cervello. Perseguire una spiegazione razionale della società in cui viviamo è la cosa più irrazionale che si può fare. Vediamo perchè.

L’ idea che, ad uno specifico livello sociale e politico sia necessario implementare la struttura fondamentale del cervello abitualmente demandata alla razionalità pratica e verbale (dove, ad esempio, la relazione causa/effetto e cruciale per fondate ragioni evolutive) dovrebbe rimanere valida. Mentre in Natura non esiste nulla di simile al libero arbitrio, ad un ristretto livello sociale si potrebbe concepire il concetto di libertà. Questo spazio ristretto è la dimora della nostra preziosa razionalità. Da alcune decadi, questa attitudine, inscritta nella nostra fisiologia, sta diventando rapidamente obsoleta. Il cervello è uno degli organi più flessibili, che si è costantemente adattato nel corso della Storia. Ora, la grande differenza consiste nel fatto che esso si sta adattando ad un cambio cognitivo architettato da uomini con lo scopo di controllare altri uomini: l’ esito di tale mutazione potrebbe essere un nuovo tipo di individuo più malleabile e controllabile, nient’ affatto un individuo “adatto” in termini evolutivi. Pensate alla “mutazione antropologica” di Pasolini…

La nostra società Neoliberale sta allevando una specie che si adatti al Nuovo Totalitarismo Globale. Un autore come Francis Fukuyama lanciò un allarme piuttosto simile nel suo “Our Posthuman Future” del 2002, anche se molto meno radicale, e soprattutto, non connettendo la struttura del sistema politico dominante con tali mutazioni.

Per operare nella nostra I-Society, non necessitiamo tanto di un approccio razionale, quanto di una capacità di associare le immagini per analogia. E’ un mondo in cui il vecchio principio di non-contraddizione è inutile (Kuhn), perchè le immagini si proiettano ininterrottamente con una dinamica non-logica. Baumann lo chiamò il “Mondo Liquido”. Per vivere in un mondo liquido, siamo propensi a sviluppare attività cerebrali che possono retrocedere ad un rapido ripetersi di una successione continua di immagini ed emozioni. In tale mondo, una struttura razionale è pura archeologia.

La legge della nostra società è la velocità, e nella mente le immagini sono più rapide dei pensieri. Può sembrare un po’ astratto, ma pensiamo alla nostra vita di tutti i giorni. Avete notato la diffusa incoerenza degli odierni films thriller, molto piu’ marcata che non nelle pellicole del passato? Ciò è dovuto al fatto che la struttura logica di una pellicola non è più importante; il punto focale della trama può essere un’ emozione o un sentimento che filtriamo volentieri attraverso un qualche schema cerebrale in cui la razionalità non è coinvolta. La razionalità in effetti non è mai stato il tratto caratteristico del mondo degli uomini; cio’ e’ ovvio, ma e’ stata da sempre ritenuta essere al vertice della piramide cognitiva sociale umana come lo strumento limitato della nostra libertà politica. Ma la capacità di operare connessioni razionali non è mai stata cosi’ in disuso come ora nella attuale società.

Le elites dominanti (si veda Preve) necessitano delle vecchie categorie di causa/effetto e così via… In definitiva, il mondo liquido è la ideologia che soggioga l’ altro 99% in una sorta di Totalitarismo dove chiunque è pronto a giurare di essere libero.